1945-'46: Alta Italia contro centro sud

Tenendo conto dei diritti acquisiti alla fine del torneo '42-'43, 25 squadre di serie A e B furono divise in due gironi, partite di andata e ritorno. Le prime quattro di ogni girone accedevano al torneo finale.
ALTA ITALIA (14) Atalanta, Bologna, Brescia, Doria, Genoa, Internazionale, Juventus, Milan, Modena, Sampierdarenese, Torino, Triestina, Venezia, Vicenza.
CENTRO SUD (11) Anconitana, Bari, Fiorentina, Lazio, Napoli, Palermo, Pescara, Pro Livorno, Roma, Salernitana, Siena.
La Roma fu terza (p. 22) dopo Napoli e Bari, in testa alla pari, p. 28. Fu perciò ammessa al girone finale; la quarta fu la Pro Livorno. La Lazio p. 17, non ce la fece. Al nord si erano qualificate Torino, Juventus, Milan e Internazionale... tanto per cambiare. Esse si classificarono nell'ordine surclassando l'immaturo quartetto delle nostre parti: la Roma fu sesta dopo il Napoli precedendo Livorno e Bari. Il Torino si confermò dunque campione. Formazioni fluide. Diamo l'elenco dei giocatori che si avvicendarono nella volenterosa competizione, seguendo l'ordine delle presenze: Amadei, Krieziu, Salar, Dagianti, Matteini, Jacobini, Risorti, Andreoli, Schiavetti, Brunella, Contin, Urilli, Pantò, Cozzo lini, Francalancia, Borin, Di Pasquale, Benedetti, Fusco. ,
Nel girone Centrosud i giallo rossi ottennero 10 vittorie, 7 pareggi, 3 sconfitte. In quello finale 4, 3 e 7. Il solito prezioso Il frascatano» segnò 15 reti.

Bene o male, passando a occhi chiusi tra le innumerevoli rovine, era caduta la linea gotica anche per il calcio. Si tornava ad andare da Torino a Bari, forse per la fretta di ripristinare una solidarietà nazionale di cui si era avuto motivo di dubitare. Il 7 luglio 1946, per la prima volta, la, Roma raggiunse il campo juventino in volo. Vi perderà con onore 1-2 dopo aver chiuso in vantaggio il primo tempo. Con i treni scarsi di vagoni e le strade troppo spesso interrotte da crateri che puzzavano di esplosivi, tutto fu un po' abborracciato. Ma salvo pochissimi incidenti che adesso farebbero inorridire Barbè, il torneo arrivò alla fine regolarmente. Da ricordare che il 28 aprile, inizio del girone finale, si giocò per la prima volta in tutta Italia la schedina del totocalcio, che allora si chiamava SISAL. Era un motivo di speranza per le società in bolletta. Ma tale rimase, perché i politici che ci avevano «liberato» avevano deciso che «provvisoriamente» il concorso pronostici sarebbe servito a finanziare tutto lo sport nazionale. Ed è noto che nulla è tanto definitivo in Italia quanto i decreti «provvisori»di prelievo.
L'on. Baldassarre, e lo possiamo capire, aveva potuto fare due soli acquisti, anzi uno e mezzo. Aveva portato a Roma un aitante lottatore triestino, il centromediano Salar, spinto dal fisico a naturale durezza. Fu perciò subito il bersaglio preferito del pubblico nelle trasferte, ma non defletteva e i tifosi romani gli vollero bene. Il secondo acquisto fu un giovane, Borin, che non lasciò traccia. Di contro, per motivi di età e di economia, numerosi furono i fogli di via. Partirono Acerbi, Donati, Bonomi, Borsetti e Cappellini, tutti ex-scudettati. Partì anche Masetti allenatore a singhiozzo: tornerà nel '50 con compiti di istruttore specializzato in portieri. Immutabile fulcro stagionale ripresero i derby. I «lupi» vinsero all'andata, ma perdettero al ritorno contro una Lazio che lottava invano per non restare fuori dalle finali.
Per concludere, il torneo non disse cose inaspettate. Lungo sarebbe stato il cammino per avvicinarsi a un ragionevole equilibrio con le rivali «nordone». La loro superiorità era risultata schiacciante oltre misura. Le quattro di testa avevano realizzato in totale 73 punti contro i 39 delle «nostre». Ma i problemi nazionali erano enormi e quelli calcistici non venivano drammatizzati.

Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)

 

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